(Cascina Govean – Legambiente)
16km
Dopo colazione Federico insiste per accompagnarmi almeno alla Basilica di Santa Maria Ausiliatrice. Mi spiega che è stata voluta proprio da Giovanni Bosco, a ridosso del luogo dove cominciò la sua missione. Lui ci va ogni mattina, restando addirittura per due messe e facendo la comunione entrambe le volte. Lo fa perché ha abbracciato la tesi di un’amica, secondo la quale è valido vivere il sacramento anche per qualcuno che non può presentarsi. Non posso dire nulla a favore o contro questa convinzione, ma di certo è una grande conferma dell’altruismo di Federico.
Do solo un breve sguardo all’interno della chiesa, poi saluto l’amico e mi metto in marcia, anche oggi piuttosto tardi. Partire dalla basilica mi permette di ricollegarmi al percorso corretto evitando il grande Corso Francia. Percorro invece una dozzina di vie secondarie della periferia ovest: un’immersione interessante nel tessuto vivo della città.
Ieri l’amica Sara Zanni, di Milano, mi ha messo in contatto con Fabio, un pellegrino abitante a Trana, a pochi chilometri dall’imbocco della Val di Susa, non esattamente sulla mia rotta. In questo momento è bloccato per un brutto infortunio, ma ha esperienza da vendere, tanti contatti utili e una disponibilità splendida.
Quando mi ha chiesto cosa avevo in mente di fare oggi, gli ho spiegato che pensavo di limitarmi ad una tappa breve, per evitare il rischio vesciche con le scarpe nuove; il mio progetto era mettere la tenda vicino al Castello di Rivoli. Proprio grazie a lui, però, ho trovato poi un appoggio prezioso nel gruppo “Amici del Cammino” di Alpignano, in particolare in un certo Beppe. Fabio gli ha dato il mio numero e stamattina ho già ricevuto una sua chiamata, quando ancora ero a casa di Federico. Per raggiungerlo, devo per prima cosa arrivare all’aeroporto di Collegno.
La particolarità della Via Francigena nel primo tratto della Val di Susa è di dividersi in due tronconi paralleli, uno per ogni sponda della Dora Riparia, fiume che scorre per tutta la valle.
Io per oggi imboccherò quello che si affaccia sulla sponda orografica sinistra, poi deciderò in base a dove troverò da dormire. Fabio mi ha passato diversi nominativi, e ho anche già prenotando un letto a Exilles, nonostante la raggiungerò fra quattro o cinque giorni. Tutto può ancora succedere.
Non sono nemmeno certo che domani salirò sulla Sacra di San Michele. Ho un po’ paura di approfittare troppo del mio ginocchio, ma il luogo mi dicono essere spettacolare, e in più ho lo stimolo di poter rivedere Sara, la bibliotecaria incontrata ieri.
Arrivo al Campo Volo più o meno a metà mattina, dopodiché ricevo dal mio traghettatore il resto delle istruzioni; sembra quasi una missione segreta. Potrei usare il navigatore, ma è troppo bello così.
Gambe in spalla! Entro nel paese di Collegno, attraversando un grande parco a fianco di edifici legati in qualche modo alla sanità pubblica. Mi ricordano incredibilmente un grande presidio presso la mia città, e infatti scopro che anche in questo caso si tratta di un ex ospedale psichiatrico.
Costeggio un’altra chiesa dedicata a San Lorenzo, dopo quelle di Bergamo e di Ronsecco. Da lì, poi, si passa nel centro della cittadina, che mi fa davvero un’ottima impressione.
Arrivato in fondo, attraverso la Dora e continuo a seguire le tracce della Francigena, ma a un certo punto la lascio per restare a lato del fiume. I sentieri che lo costeggiano, infatti, sono a tratti bellissimi. Si alternano scenari con caratteristiche molto diverse e il fiume stesso sembra avere una propria personalità, un fascino che non so nemmeno spiegarmi.
Poco prima di raggiungere il punto d’incontro, fraintendo un segnale e mi imbuco in un sentiero senza sbocchi, sempre lungo la Dora. Perdo un po’ di tempo, ma ho anche il piacere di scoprire nuovi scorci fluviali particolarmente affascinanti.
Tornato sui miei passi, finalmente riesco a raggiungere il buon Beppe che, pazientemente, mi aspetta di fianco alla sua macchina. Percepisco subito la sua naturale attitudine al prendersi cura e iniziamo immediatamente a dialogare con gran gusto. Mi accompagna a casa sua: bellissima! Un luogo caldo e accogliente, come d’altronde lo sono sia lui che la moglie Angela, una delle migliori padrone di casa che abbia incontrato. A farci compagnia, anche Federica, la giovanissima nipote. Di lei mi lasciano ammutolito l’educazione e la maturità. Si intrattiene con noi come fosse un adulta, con modi piacevolissimi, sicuramente ereditati dai nonni.
Beviamo insieme un aperitivo e poi ci gustiamo un ottimo pranzo, finendo con un genepy fatto in casa. A quel punto Beppe mette alla tv un bel video con tutte le fotografie del suo Camino del Norte. È solo uno dei tanti che ha percorso, ma mi accenna anche a imprese ben più grandi vissute dall’amico Luciano, che dopo la pensione ha abbracciato la vita pellegrina in modo superlativo, partendo e tornando da Santiago a piedi in vari modi.
Mi promette che farà di tutto perché io possa incontrarlo il giorno dopo. Infatti, ha già deciso di accompagnarmi per la tratta di domani, e sta tentando di arruolare almeno un altro paio di amici dell’associazione.
Nel frattempo, mi ha già trovato da dormire sia per stanotte che per quella seguente – a Sant’Antonio di Susa, presso una casa della parrocchia. Questo significa che passeremo sull’altro versante della valle, cosicché salire alla Sacra diventa ormai una cosa irrinunciabile. Non perdo tempo, quindi, e avviso Sara, che mi conferma la sua presenza: mi aspetterà proprio alla partenza della salita, presso la parrocchia di Sant’Ambrogio di Torino.
Tutto sembra prendere forma in maniera splendida.
Conclusa la felicissima parentesi presso casa di Beppe, lui stesso mi accompagna alla cascina Govean, sede multifunzionale di Legambiente posta su una collina del paese. È lì che dormirò questa notte.
Il luogo è poco distante e, manco a dirlo, immerso nel verde. È bellissimo, e quando arrivo è anche stracolmo di bambini: sono tutti occupati in qualche attività con gli educatori, o semplicemente intenti a godersi il cortile e il parco, giocando a più non posso.
Mi accoglie con molta gentilezza il referente, di cui non ricordo più il nome, ma per il quale Beppe ha speso parole di grande stima. Attorno a lui, una ciurma di giovani collaboratori. C’è davvero tanta energia positiva.
La mia stanza sarebbe per quattro, ma sono il solo ospite quel giorno a dormire in cascina. Ci sono travi a vista e solidi letti a castello in legno. Mi piacerebbe vivere qualche momento con i bambini e con gli educatori, ma non trovo lo spiraglio giusto per presentarmi senza sembrare invadente. Nessun problema: non mi fa male un po’ di riposo, ma solo dopo una passeggiata esplorativa nel bel parco di fronte.
La sera rimane un gruppetto di giovani operatori a mangiare in cortile. Io ho già cenato da un pezzo, per poter andare a letto presto e tentare di partire ben riposato domani. Provo comunque a scendere, almeno per salutare, ma il cerchio sembra chiuso e, con goffa nonchalance ritorno in stanza, ma va bene anche così.