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cammino di santiago - roberto pesenti

12/09 Gap – Tallard

(Camping le Chêne)
18km


La mattina mi alzo presto, ma trovo comunque suor Raffaela già pronta in cucina. Si è svegliata prima solo per prepararmi la colazione. Si comporta davvero come fosse mia nonna. Prima di partire, lascio un’offerta e la saluto con sincera riconoscenza.

Per oggi ho programmato una tappa breve, per recuperare un po’ di energie. L’atmosfera cittadina è inaspettatamente calma e piacevole. Sui muri di un vicolo trovo subito una scritta memorabile:

La beauté des détails.
Un peu de couleurs et de risques
pour vivre son aventure.

Mi ci ritrovo in pieno! Non avrei saputo trovare parole migliori.

Mi godo l’alba nell’immediata periferia di Gap, e poco oltre posso già immergermi tra grandi campi, puntellati di frequente dalla presenza di mucche al pascolo. Sono animali, questi, che mi affascinano sempre più. Mi piacciono i loro corpi massicci, modellati da ossa sporgenti, muscoli che a volte sembrano scolpiti e le pance sempre gonfie. Mi piacciono i colori, le pose che prendono, il loro modo di girar la testa stando ferme. Mi piace le madri stiano spesso coi vitelli; mi aiuta a capire il loro ciclo di vita. Spessissimo stanno radunate in gruppo, ma ne trovo immancabilmente una isolata.
Quello che non amo, invece, è un certo sguardo che hanno in molte – quegli occhi stupidi e inespressivi. Quando mi ci imbatto mi impressiona. Sembra siano uscite da una lunga serie di elettroshock, o qualcosa del genere. Spero sia solo una mia suggestione, nata dall’inesperienza.

Cammino in paesaggi collinari, frequentemente lungo strade asfaltate ma con tantissimo verde intorno. Il cielo si sta mantenendo limpido, non potevo chiedere di meglio.
Incontro un albero molto alto, dalla corteccia rugosa e rossastra, e mi emoziona. Lo abbraccio, in maniera spontanea e naturale. È un gesto assolutamente genuino e benefico, un po’ come annusare un fiore o accarezzare un cavallo.
Mi nasce in testa l’idea bizzarra che vivrei le stesse sensazioni mescolando le cose. Potrei abbracciare un cavallo, accarezzare un fiore o annusare un albero, con la certezza che il risultato resterebbe ugualmente efficace.
Camminare soli per tante ore al giorno mi aiuta a percepire connessioni con ciò che mi circonda. Sono sempre più sensibile alla forza muta della natura. Tutto questo sta nutrendo un nucleo di benessere dentro me che non ho mai percepito così nitidamente.

Poco dopo l’albero, incontro una piccola cappella dedicata a San Giacomo. Sopra c’è affissa una targa della Via Domitia come quella che vidi a Montgenèvre. Certo, questo non è un luogo cruciale del mio cammino – e nemmeno della tappa di oggi – ma è sempre un piacere leggere il nome dell’apostolo. Pur mancando un’infinità di chilometri, è come se mi alleggerisse.
Un anziano con una bici a tre ruote si ferma proprio in quel momento. Mi sorride e mi fa capire che ha già intuito dove io sia diretto. Glielo confermo e lui mi augura un buon cammino. Poche parole e un sorriso: a volte davvero non serve nient’altro.

Dopo qualche chilometro ancora di strade asfaltate, proseguo la mia salita imboccando dei sentieri ben esposti. Scelgo di anticipare la discesa verso Tallard, la meta di oggi, per poter acquistare del cibo in un negozio che ho trovato sul web: sembra vendano frutta e verdura biologici del territorio, e io non chiedo di meglio.
La discesa è molto più impegnativa di quella a cui ho rinunciato, ma per fortuna il ginocchio continua a reggere bene, sostenuto dall’immancabile tutore.
Una volta arrivato a valle, faccio la spesa e mi godo una bella merenda vegetariana, ma stavolta mi faccio anche un regalo speciale: una bottiglia di birra fresca. Per me è una vera eccezione, perché fin dalla mia partenza ho bevuto pochissimo alcol, tentando almeno da quel punto di vista di non dare disturbo a muscoli e articolazioni. Questa volta, però, non ho potuto rinunciare perché la birra che ho trovato è artigianale e aromatizzata al Genepì, lo stesso liquore che mi aveva offerto Beppe ad Alpignano. Sentirla rinfrescarmi la gola è un piacere talmente grande che finisco col berla quasi fosse acqua. Come prevedibile, mi stordisce per qualche minuto, ma è una vera gioia!

Da lì a Tallard non resta che un solo chilometro. La strada che mi ci porta è una dipartimentale e taglia a metà la cittadina, che resta comunque molto bella. Il grande piazzale davanti al comune non è male, così come l’incrocio centrale, ricco di ristoranti e negozi, un bel po’ di piante e una fontana.

Non so come mai mi stupisca così frequentemente di quasi tutto, ma sto provando a lasciare a queste sensazioni tutto lo spazio che vogliono.
Finisco quasi sempre col sorriderne, sia di ciò che ho di fronte, sia di questa parte di me. Le voglio bene. Si innamora di cose che altri nemmeno vedono, cogliendo a volte dettagli infinitesimi.
Allo stesso tempo è anche molto vulnerabile in certi casi, poco capace di lasciar correre e ha una memoria di ferro. Ormai ho capito che non è solo una sfumatura della mia personalità, ma una gran bella fetta di me, ed è anche grazie ad un dialogo speciale con lei che sono riuscito a trovare il coraggio di partire.

Mi addentro nel centro storico vero e proprio, decisamente più bello del resto, con case colorate vivacemente e curatissimi marciapiedi – strani da vedere nelle strade strette di un paesino.

Visito una chiesa un po’ trasandata ma anch’essa affascinante; è dedicata a San Gregorio. All’interno ci sono affissi manoscritti recenti, scritti con una calligrafia straordinaria. Illustrano magnificamente il significato di alcuni elementi chiave della cristianità e della fede (Spirito, Chiesa, Uomo, etc.). Non mi era mai capitato di imbattermi in elementi simili in una chiesa. Si dice spesso che affreschi, quadri e sculture fossero il catechismo per i poveri in passato, quando ancora l’analfabetismo era dominante. Ora, però, la maggior parte della gente nei nostri paesi sa leggere e scrivere. Forse è per questo che qui si è scelta questa soluzione. In ogni caso, queste pagine scritte non hanno niente da invidiare ad un dipinto, perché sono bellissime anche da vedere.

Un raggio di luce mi acceca per un attimo: mi accorgo di essere finito sotto il fascio coloratissimo proveniente da una vetrata. Mi sembra quasi che il sole giochi con me. E che importa se non è così? A me piace pensarlo. Riesco anche a catturare quell’istante con una fotografia che è di certo tra le più belle fatte finora.

Terminata la visita, faccio scorta di cibo e mi dirigo al campeggio fuori dalla zona abitata. Lungo la strada, noto in lontananza la sagoma del castello di Tallard: è un po’ in rovina, ma mantiene il suo fascino. Non lo visiterò perché ho bisogno di godermi in totale rilassatezza questa tappa breve e un pomeriggio d’ozio, come non ne facevo da un pezzo.
Raggiungo il campeggio appena dopo la chiusura della reception. Chiamo al numero che trovo affisso e una gentile signora mi invita ad accamparmi nella piazzola che preferisco; tornerà un paio d’ore dopo, mi dice, e ci sistemeremo allora.

Nel frattempo, ricevo la prima risposta da Marc, il responsabile delle associazioni amiche del Cammino di Santiago per il dipartimento in cui entrerò domani. Finirà quindi la mia esperienza nelle Haute-Alpes e farò il mio esordio in Provenza, precisamente nelle Alpes-de-Haute-Provence.
Già per iscritto Marc manifesta molto più entusiasmo e intraprendenza della sua precedente “collega”. Mi fornisce subito varie utili opzioni per alloggiare qua e là, e addirittura mi invia anche la traduzione in italiano della lettera. È un piccolo gesto, ma eloquente e pieno di calore. 

Una volta arrivata, anche la receptionist si conferma una persona molto cordiale, così come anche un giovane francese vicino di piazzola che nel frattempo ho già conosciuto. Il pomeriggio scorre via alla svelta, tra sano riposo, degli spuntini e qualche scambio di messaggi.

Ceno molto presto, dopodichè passo del tempo su una sedia fuori dalla reception, unico luogo del campeggio dove ancora batte l’ultimo sole. Davanti a me, presso il campo sportivo, una dozzina di famiglie si divertono festeggiando qualcosa; c’è anche un buffet all’aperto. È una bellissimo esempio di vita paesana, e mi pare anche sia la prima volta qui in Francia che vedo tanti giovani tutti assieme.

Vado a letto ad un orario di cui in passato mi sarei quasi vergognato, nottambulo com’ero, ma va benissimo così. La tappa di domani sarà molto dura; anche Sara mi ha avvertito, ma mi sento pronto.

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Categorie:

Francia, Hautes-Alpes, PACA