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cammino di santiago - roberto pesenti

10/10 Saint-Bertrand-de-Comminges – Montsérié

(Gîte communal)
23km

La giornata comincia molto bene grazie a Nami, che prepara una buona colazione e la impreziosice con tutte le sue premure. Prima di lasciarci, ci tiene a mostrarmi un libro a lei molto caro, un testo che l’ha aiutata moltissimo per sostenere i dolori più grandi della sua vita e ad avere la forza di continuare in ciò che lei ritiene giusto. Mi aspetto sia un testo religioso, e invece mi stupisce porgendomi il Bushido, il codice dei samurai. Non può donarmelo, è troppo prezioso per lei, ma resterà nella mia memoria, e sono certo che quando lo leggerò porterà qualcosa di importante anche nella mia vita.
Ci salutiamo con l’intensità che ormai non è più eccezione lungo questo mio pellegrinaggio.

Il borgo a quest’ora è molto più affascinante. Mentre ne esco il cielo è gonfio di nuvole, e all’orizzonte le vedo inghiottire le sommità di qualche alta montagna.
A partire da oggi, ho scelto di utilizzare una piccolissima guida ricevuta da Brigitte a Mirepoix. C’è scritto sia edita da una certa Radio Camino e propone “Il cammino più corto da Saint-Bertrand-de-Comminges a Lourdes”. Facendo il calcolo della distanza, mi fa risparmiare quasi 15 km rispetto al percorso originale del GR78 – che di certo è anche più impervio.
L’itinerario di oggi corrisponde a quello fatto da Sara sei anni fa; quello delle prossime tre tappe, invece, sembra nettamente diverso. Mi piace molto l’idea di camminare lungo una traccia di cui nessuno mi ha dato testimonianza prima, me la fa sentire più mia. Speriamo vada tutto bene.

Abbandono Saint-Bertrand scendendo dalla parte opposta a quella da cui sono arrivato ieri. Mentre attraverso brevi tratti di bosco, poi campi e pascoli, mi rendo conto che ogni segno di modernità sembra assente. Quando poi mi volto e rivedo anche la cattedrale, mi sento più che mai in un’altra epoca. Me la rido tra me e me quando mi viene in mente il film Non ci resta che piangere, quando Benigni e Troisi si ritrovano magicamente in pieno medioevo, nell’immaginario paese di Frittole.

In bella vista in mezzo a una strada, incontro finalmente due salamandre vive. Fin qui ne ho già viste molte, con la loro straordinaria pelle gialla e nera, ma purtroppo tutte appiattite da qualche automezzo. Sono momenti sempre un po’ speciali per me che non ho mai avuto grande relazione con il mondo animale. Mentre avvicino il mio faccione restano immobili, guardando in direzioni differenti. Se questa è la loro unica autodifesa, capisco perché ne ho trovate già tante schiacciate. Le punzecchio un po’ con uno stelo d’erba, ma non si scompongono. Sono bellissime di per sè, ma tese in quella posa scultorea lo sono ancora di più.
Smetto di infastidirle e me ne vado via sorridendo, ripromettendomi di studiare qualcosa di più su questi animali dai colori tanto appariscenti.

Aggirato un piccolo colle, arrivo al paesino di Tibiran-Jaunac, lasciandomi alle spalle l’Alta Garonna ed entrando nel dipartimento degli Alti Pirenei. Ormai è più di un mese che sono in Francia, e manca sempre meno al mio arrivo a Saint-Jean-Pied-de-Port.

Finisco su una strada dipartimentale. Il cielo si è aperto e non c’è traffico. il paesaggio è bello, pianeggiante, con grandi campi, una lunga fila di colline e dei monti alle loro spalle che si fanno pian piano sempre più alti.
Superato un fiumicello dal nome inevitabilmente buffo, Le Merdan, mi vedo arrivare incontro un gruppo di cinque signore a passo deciso. È sabato mattina, e magari è la loro camminata settimanale. Siamo tutti su asfalto, ma a nessuno mancano racchette e scarponi da trekking. Certo, ci divide la grandezza dello zaino, che per loro serve solo a portare uno snack e al massimo una bottiglietta d’acqua.
Con la mia conchiglia bene in vista, le saluto allegramente. Loro si fermano per un attimo, chiedendomi se io sia sulla via per Compostela. È sempre una gioia per me quando qualche francese mostra interesse per questo mio pellegrinaggio, quindi rispondo con gioia che sì, è proprio quella la mia meta. Purtroppo però non ricevo incitamenti o battute per rallegrare l’animo e stemperare la fatica, bensì un’acida e severa annotazione sul fatto che il GR non passa di lì, ma dalle colline. La metto sul ridere e, rivolgendomi alle amiche della signora che ha parlato, chiedo loro se sia sempre così bacchettona. Qualcuna prova a trattenersi dal ridere, ma altre non si sforzano nemmeno, mentre lei rimane del tutto spiazzata. Credo di aver colto nel segno.

Un chilometro dopo, cambio totalmente rotta. Oggi, infatti, è un grande giorno per due motivi: il primo è che fra poco raggiungerò quota 1500 km. Ma il secondo non è da meno, perché avrà sicuramente un’incidenza molto forte sul proseguimento della mia esperienza: come premio per i tanti chilometri percorsi, ho deciso che spedirò a casa la tenda e il materassino!
In realtà maturavo questa decisione già da settimane, a partire dal fatto che le volte in cui li ho utilizzati sono state tutte più o meno complicate. Sapevo fin dall’inizio che avrei avuto bisogno di abituarmi, ma non ci sono mai riuscito davvero. Alcuni dettagli che hanno rovinato quelle notti non li ho descritti tra queste righe, perché sarebbero sembrati banali, ma la verità è che hanno contribuito ogni volta a rovinarmi il sonno, e riposare male ha sempre significato camminare poi con tanta stanchezza fin dalla prima mattina. Un motivo particolarmente decisivo, però, è stata un’inaspettata diminuzione delle temperature e il fatto che si aspettano anche peggioramenti. La mia attrezzatura ha già dimostrato di non essere adatta con questo clima. Qualcuno avrebbe continuato comunque, non ho dubbi; io invece ho scelto così.
Sono curiosissimo di scoprire come sarà camminare senza tutto quel peso.

A quest’ora, l’ufficio postale più vicino al percorso è quello di Saint-Laurent-de-Neste: è lì che mi sto dirigendo. Tra andata e ritorno, saranno 3 km in più rispetto all’itinerario descritto sull’opuscolo, ma oggi la tappa prevista era talmente breve che mi è sembrato non ci potesse essere occasione migliore.
Una volta lá, devo aspettare molto, ma la signora allo sportello si rivela gentilissima, paziente e perfettamente competente. Rispedisco a casa più di due chili, spendendo poco più di venti euro. Non pochi, ma potrebbe essere una delle spese più azzeccate di tutto il viaggio.

Rimesso lo zaino in spalla, esplodo subito di gioia grazie al fatto che la sensazione di maggior leggerezza è già molto percepibile. È certo che questa mossa farà una differenza cruciale per il proseguo del cammino. Saluto ogni persona che incontro, probabilmente con uno sguardo euforico irresistibile, tanto che proprio tutti rispondono sorridendo.

Attraverso di nuovo il paese per tornare sulla rotta originale, ma prima mi fermo in un minimarket che fa anche da bar. È gestito da una coppia giovanissima e ha la particolarità di avere un arredamento insolitamente moderno per il tipo di negozio che è.
Aspetto un‘infinità, ma loro sono talmente cortesi con tutti che sopporto serenamente. Lei fa sia cassa sia banco bar, il che fa capire perché ci sia tanta coda. Quando è il mio turno scelgo di prendermi anche un bel caffè, nonostante percepisca le silenziose maledizioni di quelli che stanno in fila alle mie spalle; probabilmente mi vorrebbero uccidere.
Come se non bastasse, la povera ragazza lo rovescia mentre me lo sta porgendo. Le dico che non fa nulla e che sarà per la prossima anche se l’ho già pagato, ma lei fa aspettare tutti per farmene un altro e addirittura mi offre anche un croissant per scusarsi. Wow! Che montagne russe mi stanno facendo vivere questi francesi!
Di Saint-Laurent-de-Neste, di certo, mi rimarrà un piccolo ricordo prezioso.

La leggerezza dello zaino me la sono goduta solo per 500 m, però: quelli tra la posta e il minimarket. Infatti, ho dovuto fare la spesa doppia oggi, perché domani sarà domenica, che in Francia è giorno di rigorosa chiusura delle attività commerciali, almeno per quello che ho potuto constatare io. Gli unici a fare eccezione sono i supermarket, ma restano aperti comunque solo fino alle 12:30. In ogni caso sulla strada che percorrerò non ce ne saranno, e quindi eccomi di nuovo a mettere nello zaino quei 2 kg che avevo appena tolto. Mi consolo pensando a quanto sarebbe stato insopportabile il peso dello zaino se non avessi nemmeno rispedito la tenda. Prima regola: vedere sempre il bicchiere mezzo pieno!

Mentre inizia a piovere, raggiungo il paesino di Nester. Qui mi riaggancio per qualche chilometro al GR78. Salgo senza fatica tra alcune piccole frazioni di Hautaget e, arrivato in cima a un passo collinare, torno a imboccare una scorciatoia, concludendo la tappa tra facili curve asfaltate. Arrivo alla vicina Montsérié costeggiando tutta la conca erbosa su cui il villaggio si affaccia.

Chiamo quindi Jean-Claude, il gentile referente per l’alloggio comunale. Arriva poco dopo e mi mostra il gîte, che scopro inaspettatamente grande e ben attrezzato. Non mi aspettavo tanto in un paesino come questo. Mi viene fatto anche il grande favore di poter usare un’asciugatrice che sta in un secondo gîte comunale, poco sotto.

Una volta rimasto solo, fuori ancora piove e il cielo è scuro. Io però sono felice, sia per la tappa che per la spedizione del pacco. Il peso dello zaino è una cosa che influisce tantissimo su questo genere di avventura e sono sicuro: da qui comincia un cammino nuovo.

Faccio subito partire la lavatrice con un ciclo rapido, e appena ha finito scendo all’altro alloggio per asciugare il tutto. Nel frattempo smette di piovere e si apre uno squarcio tra le nuvole. Un fascio di luce ci passa attraverso e finisce ad illuminare una cittadina a qualche chilometro. È uno scena che ha un che di magico – la cartolina ideale per questa giornata semplice e speciale.

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Francia, Hautes-Pyrénées, Occitania