(Le Vieille Forge)
35 km
Parto presto come al solito e senza poter salutare i due amici, che ancora dormono beatamente. In cucina trovo del salmone lasciato aperto questa notte, insieme a pane e burro. Qualcuno si è fatto uno spuntino particolarmente raffinato, a quanto pare.
Una volta uscito di casa, mi godo l’attraversamento del piccolo centro mentre ancora è buio e le uniche luci sono quelle “giallo polenta” dei vecchi lampioni.
Lasciandomi Bize alle spalle, mi trovo per l’ennesima volta tra enormi vigneti. Purtroppo, tentando un’improvvisata scorciatoia, mi incastro in sentieri senza uscita, sprecando quasi mezz’ora di cammino.
Ripresa la direzione corretta, incontro per la prima volta un cartello ufficiale della via che ho in programma di seguire nelle prossime settimane, quella del Piemonte Pirenaico, codificato tra i grandi cammini francesi come GR78. In realtà, sul sito che ho consultato risulterebbe partire da Carcassone, ma ero già al corrente che si sta cercando di prolungarlo verso est.
Abbinati a quel cartello ci sono anche dei segnali blu e gialli con la conchiglia di Santiago, che però indirizzano altrove. Per ora non mi fido a seguirli, ma li incontro nuovamente qua e là, rendendomi conto che propongono un percorso simile, di cui però non riesco a trovare informazioni sul web.
Purtroppo, perdo presto anche le indicazioni del GR e a quel punto non posso far altro che utilizzare nuovamente la mia app, disegnando una strada tutta mia come nei giorni scorsi.
Così facendo mi ritrovo su una collina, circondato da alcuni tra i più bei vigneti visti fin qui. Mi rendo perfettamente conto che questa sensazione l’ho già vissuta tante volte, eppure posso giurare che nasce sempre dalla vista di un luogo migliore dei precedenti. Questo dá una volta di più l’idea del modo straordinario in cui sta prendendo forma la mia esperienza qui in Francia.
Un’altra cosa vissuta un’infinità di volte è il sorgere del sole, eppure anch’essa ogni volta è un’esperienza unica. Come esprimerlo senza ripetermi? Forse è impossibile, ma non posso rinunciare. D’altronde ho passato anni senza assistere a questo evento quotidiano, dandolo per scontato, pensando inconsciamente che fosse solo un affare per turisti e fidanzatini. Quanto sono stato scemo!
Ogni volta vedere quel disco accecante infuocare tutto quello che un attimo prima era in penombra, che mezz’ora prima era buio, nero, che non esisteva, mi fa provare sensazioni fortissime.
La cosa più stravolgente è con quanta potenza riesca ad innescare in me un senso profondo di gratitudine, per mille motivi diversi. Non c’è mai stato altro nella mia vita capace di pormi così frequentemente nella stessa condizione.
Mi regalo tempo in questo luogo, tra queste vigne, le lascio a passo lento. Sono affascinato dalla bellezza dei ceppi più vecchi – grandi, fibrosi e contorti – e le tante differenze con le piante più giovani mi spingono a riflessioni sul tempo che passa, sulla generosità della terra, sull’ingegnosità dell’uomo che la coltiva, sulla bellezza mistica della natura. Più avanti trovo anche degli uliveti, e non cambia la meraviglia.
Sazio di bellezza e di tanta buonissima uva, nonostante il ritardo sulla tabella di marcia, scendo dalla collina con tutta calma. Raggiungo Pouzols-Minervois, piccola ma pittoresca, anch’essa inclusa nel circuito delle Circulades occitane. Prima di superarla, tento di visitare il santuario dedicato a San Saturnino. L’esterno è molto bello, ma ancora una volta trovo chiuso. Niente di nuovo.
Ignorando dei segnali giacobei, torno sul mio tracciato personale. Scelgo anche di allungarlo un altro po’ per evitare la salita su una collina, trovandomi però a doverne comunque salire un’altra, più bassa.
È divertente inventarsi un cammino in terre mai viste prima, ma non sempre le ciambelle escono col buco.
La vegetazione che incontro sulla piccola altura è totalmente inaspettata, perché molto diversa da quella dei chilometri precedenti. È esattamente la stessa sensazione che ho vissuto ieri, dopo Argeliers, ma le piante sono cambiate ancora.
Nel mezzo di un bosco mi imbatto anche in una allevamento di bellissimi maiali dal pelo scuro e – come ormai d’abitudine – mi diverto anche a riderci e scherzarci, fingendo che possano capirmi. Per un attimo penso che qualcuno possa star assistendo a tutti questi miei dialoghi assurdi con piante e animali, e magari si ricorderà di me come il pellegrino che giocava ad essere San Francesco. Una fama niente male, anche se i maiali sembrano di tutt’altra idea.
Sceso al di là della collina, raggiungo ancora una volta le sponde del Canal du Midi, che seguo fino al bel porto di Homps – colorato e particolarmente turistico. È già mezzogiorno passato e sono solo poco oltre la metà della tappa di oggi.
Scelgo di fermarmi in paese a pranzare, ma rinunciando alla tentazione di entrare in uno dei bei ristoranti affacciati sul canale. Diligentemente, ripiego ancora una volta su uno dei soliti minimarket. Seduto sulle colorate scale del ponte, mangio come sempre in maniera un po’ pasticciata e frugale; me ne rendo conto più che mai davanti all’imbarazzo dei tanti turisti di passaggio. È mai possibile io sia sempre l’unico pellegrino? Chissà come sarà in Spagna.
Sotto il sole cocente, mi rimetto lo zaino in spalla e mi do una mossa. Superato il ponte, percorro un viale molto elegante costeggiato da ordinate file di ulivi, a due passi da un quartiere residenziale apparentemente d’alto bordo.
Arrivo ad un grande lago artificiale, detto di Jouarres. Riguardandolo da quassù, capisco che il quartiere di prima è un vero e proprio residence. Mi domando come mai questo posto possa essere tanto attraente. Personalmente, questo lago mi dá soprattutto un senso di desolazione. Forse in alta stagione e in un’annata normale può darsi diventi una specie di oasi, chissà.
Mi allontano attraversando un piccolo bosco di pini marittimi, finendo poi ancora tra vigneti a perdita d’occhio, e raggiungendo infine la cittadina di Azille. A corto d’acqua e senza riuscire a trovare una fontana, riesco a farmi riempire la borraccia da alcuni abitanti molto gentili. Fa davvero caldissimo oggi e sono proprio cotto, ma mancano ancora sette lunghi chilometri.
Mi concedo un piccolo tour del borgo, trovando anche la chiesa aperta, sorpresa sempre gradita. È molto bella, e certi particolari mi ricordano quella di Capestang, seppur più piccola.
Soddisfatto della visita, faccio un bel respiro e, ormai alle tre del pomeriggio, mi rimetto in moto per concludere la tappa.
Il sentiero che collega Azille a Rieux-Minervoix non mi regala molta ombra, ma si rivela delizioso. Si sviluppa ai bordi di una valle ancora stracolma di vigneti, che da lontano sembra un gigantesco giardino.
A un certo punto, incontro un’indicazione nuova: dice “Camin Roumieu”. Ne avevo già sentito parlare dall’amico Fabio, che ne sa molto più di me, ma ancora adesso non capisco dove inizi e dove finisca. Sará una di quelle cose che scoprirò in futuro, quando avrò tempo per studiare tutto quanto non ho approfondito prima.
Ultimo strappo e arrivo finalmente a destinazione. Sono cotto e l’unico tour che riesco a fare è percorrere due o tre piccole vie del borgo prima di arrivare all’alloggio. È una sorta di bed & breakfast, ed è l’unica opzione possibile alla portata del mio budget. Col proprietario mi sono accordato anche per la cena perché non avevo altra scelta, vista l’assenza di negozi, e per fortuna mi ha fatto un buon prezzo.
La porta è chiusa, ma lui spunta da dietro l’angolo con curioso tempismo. È molto gentile e sorridente. Il posto è davvero curatissimo e originale; mi spiega che lo ha studiato in ogni dettaglio e che oggi io sono l’unico ospite. C’è addirittura un insolito angolo relax con una grande vasca idromassaggio.
L’arredamento della mia stanza, però, assomiglia un po’ a quello della casa dei miei nonni e le mensole della libreria sono piene di foto del figlio. Questi dettagli non mi piacciano molto, ma c’è un comodo letto di una piazza e mezza, e in fondo il resto importa poco.
Dopo essermi sistemato, scopro un avviso appeso al muro della stanza. Pare ci sia anche la possibilità di un servizio di massaggi di vario tipo: un altro dettaglio inusuale di questa accoglienza.
Un attimo dopo succede una cosa del tutto inaspettata: Michel, il proprietario, viene appositamente a bussare proprio per propormi un trattamento. Gli chiarisco che non ho denaro da spendere in quel modo, ma mi sottolinea che me lo sta proponendo gratuitamente, perchè sono il solo ospite e a lui fa piacere. Contento lui…
Fatta una doccia, quindi, raggiungo la stanza che mi ha indicato. È piccola, ma anche curata in ogni dettaglio per creare un ambiente rilassante: lettino, candele, incensi, luci soffuse, e così via.
Il massaggio va alla grande e senza sorprese. Sarò curioso domani di scoprire se le gambe ne hanno giovato oppure no.
All’ora di cena scendo a tavola. Michel serve le portate in maniera raffinata, ma ormai sono esperto di cibo in scatola e quello che ho nel piatto lo è. Ora capisco perché mi ha fatto pagare così poco la cena. Ovviamente, non sto a badarci troppo; in fondo avrei mangiato cose simili comunque.
Lui pasteggia con me, e nasce anche una conversazione molto divertente. Non parla inglese ma si rende disponibile ad utilizzare Google Translate, sfruttando il dettatore vocale dello smartphone. Con molte altre persone incontrate qui in Francia sarebbe stata una soluzione perfetta, ma la maggior parte di quelli con cui ho tentato di usarlo nemmeno l’ha voluto prendere in considerazione.
Dopo un piccolo dolce e un digestivo, ci auguriamo la buonanotte e io mi tuffo nel mio letto incredibilmente comodo, pienamente convinto che riuscirò a riposare alla grande.