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cammino di santiago - roberto pesenti

18/08 Bergamo – Martinengo (BG)

(da Ale & Mauro)
27km

La nottata in tenda è stata pessima. Sono un inesperto totale e mi sono basato solo sulla temperatura per scegliere con cosa coprirmi, ma è stato da stupidi. L’umidità era tantissima e ho avuto un freddo boia. Non mi ero messo nemmeno la maglietta e così, in ognuna delle cinque volte in cui mi sono svegliato, ho aggiunto qualcosa: prima la t-shirt, poi il sacco a pelo, poi ho chiuso la tenda, e via così. D’altronde si impara sbagliando, e devo anche essere felice che ci sia stato bel tempo.
Tutto sommato, il buon umore è rimasto tale e quale, ed è più che sufficiente per alzarmi pieno di ottimismo.

La tenda è bagnatissima. Quando la apro, vedo il cielo rosa che lascia in controluce la sagoma spigolosa dell’ospedale. Che strana sensazione aver dormito qui. Guardo la torre di fronte a me – così chiamano le palazzine che compongono il complesso. La leggerezza che ho dentro si irrigidisce per un attimo ripensando a cosa è avvenuto in quel luogo, alle vite salvate e quelle venute meno. Esser qui di fronte, mi fa immaginare con più forza quanto accaduto, ma non posso che rafforzare il silenzio, inerme, sperando che non accada di nuovo e che la memoria di chi non ce l’ha fatta venga onorata.

Veder rimanere il solo zaino lá dove prima c’era una tenda piena di roba sparpagliata è una piccola magia. Non sono abituato, l’ho detto, e mi diverte. Per colazione, prendo qualcosa ai distributori automatici. C’è già gente, e tutti mi guardano comprensibilmente straniti. A chi mai è capitato di vedere un pellegrino in quei grandi corridoi? Chissà cosa penseranno.
Credo di essere l’unico che è lì per piacere. Vorrei sorridere a tutti, ma alcuni volti raccontano di grandi preoccupazioni, così mi contengo. Esco meditando su quegli sguardi, sul motivo che mi ha spinto lì, sulla memoria di quanto successo. Il mio zaino sembra pesare un po’ di più, ma è giusto così.

La destinazione di oggi è Martinengo. Lá mi aspetta una coppia di persone splendide, Alessandra e Mauro. Lei è la mia prima amica d’infanzia. Abitavamo a due passi l’uno dall’altra. Non sono riuscito a salutarli prima di partire, così ho accettato il loro invito con gioia. Poco importa se anche oggi camminerò in direzione quasi contraria alla meta finale: è un altro “sì” risposto alla vita.

Lascio decidere il percorso a un’applicazione che non ho mai usato prima: si chiama Komoot. Dovrebbe aiutarmi a evitare almeno qualche area industriale, e magari scovare qualche pista ciclabile o cose del genere.
Aggiungo come tappe intermedie un paio di santuari famosi di queste zone, quello della Madonna dei Campi di Stezzano e quello della Basella di Urgnano. In tutta onestà, non è una scelta esattamente devozionale, anche se non disdegno mai un momento di raccoglimento in questi luoghi. È soprattutto un modo per rendere la giornata più godibile.

Prima di tutto, però, scelgo di fare colazione in un piccolo bar. Il proprietario si dimostra gentile e generoso. Saputo quello che sto facendo, mi offre persino un paio di cornetti, ma mi lascia perplesso quando ci stiamo per salutare: ci tiene a dirmi che la sua famiglia è un po’ ovunque in Europa e in caso di bisogno basta che lo chiami. Resto sorpreso da quell’offerta di supporto così inusuale, ma lo ringrazio per l’altruismo.

Il problema al ginocchio rimane. Non provo vero dolore, ma è come se i miei movimenti fossero limitati, e proseguendo sembra aumentare. Così, di quando in quando, faccio una breve sosta, la prima delle quali è proprio fuori dalla Madonna dei Campi. Il santuario è molto grande e dall’architettura raffinata, per niente rurale, con un ampissimo giardino tutt’attorno. L’ho già visitato diverse volte, ma oggi proprio non me la sento di entrare, resto solamente a riposare qualche minuto su una panchina di fronte.

In centro a Stezzano, poi, ho un appuntamento con Egidio, altro caro amico che non avevo potuto salutare prima della partenza. Mi godo quest’altra pausa con grande calma, un po’ per la buona compagnia e un po’ per la fatica: d’altronde il sole è cocente, lo zaino si fa sentire, e io pago tutta la preparazione che non ho svolto.

Qualche minuto dopo aver lasciato il bar, sobbalzo all’improvviso, ho dimenticato là i bastoncini! Fortunatamente li ritrovo, ma lo spavento è stato grandissimo. Mi accompagnano da anni e sono ultraleggeri, perfetti soprattutto col ginocchio che mi sta facendo dannare. Perdere subito qualcosa di così importante sarebbe stata una vera mazzata al morale.

Faccio le prime esperienze di cammino tra i campi della nostra pianura: nonostante il sole martellante, l’immersione nel verde mi mette subito a mio agio e proietta la mente agli stupendi ricordi della Via Peuceta, percorsa a fine febbraio.
È stato quello il mio primo vero pellegrinaggio, da Bari a Matera: splendido! Mi ha permesso di verificare la mia tenuta fisica e mentale e innamorarmi di questo genere di esperienza. Credo che non sarei qui, oggi, senza quel viaggio.

Tra i campi di Zanica, con la borraccia quasi vuota, suono al campanello di una cascina. Una gentile signora me la riempie di acqua freschissima e mi augura buon viaggio. Una volta tornato sulla strada ghiaiosa, però, mi raggiunge a passo spedito. Incredibilmente, si scusa di non avermi offerto altro, visto l’orario di pranzo, e mi invita a mangiare con lei e la sua famiglia. Sono totalmente disabituato a ricevere ospitalità gratuita da perfetti sconosciuti. Accetto con gran piacere. Il cascinale è bellissimo; è una fattoria didattica, ma hanno anche delle stanze. Sembrano affiatati tra loro, anche se fanno cenno alle difficoltà dovute ai lockdown. Dopo il pasto, li saluto con gratitudine e torno sulla strada, ancora sorpreso di aver ricevuto un’accoglienza così spontanea e generosa.

Sedotto dal silenzio delle strade di campagna, scelgo di provare il piccolo cavalletto che mi sono portato, posizionare il telefono e farmi un breve video. Sistemo tutto in mezzo alla carreggiata campestre, accendo la videocamera e comincio a camminare partendo da dietro lo smartphone, scimmiottando tanti video già visti online. Dopo qualche metro, mi viene il terribile dubbio che possa arrivare un mezzo qualsiasi senza accorgersi di nulla, schiacciando cellulare e cavalletto. Mi volto di scatto, ma prendendo immediatamente un grosso spavento per via di un signore che, proprio in quel momento, era arrivato alle mie spalle in bicicletta senza che me ne accorgessi. Lui stesso, poverino, trasale e borbotta qualche imprecazione.
Il tempo che ho dovuto impiegare ad inscenare il video e il suo stesso epilogo mi fanno intuire che quella non sarà un’attività frequente in questo cammino.

Proseguo fino ad arrivare al santuario della Basella di Urgnano, costruito in un luogo in cui tradizione narra sia apparsa la Madonna, come d’altronde anche il precedente. Non l’ho mai visitato, e non mi dispiacerebbe una toccata e fuga, ma lo trovo chiuso.

Qualche ora dopo, arrivo finalmente alla casa di Alessandra e Mauro. Lì, sono accolto e abbracciato con splendide premure. Hanno una gran voglia di sentire le prime cronache di viaggio e tutto quanto è venuto prima. Chiacchierare con loro è sempre una gioia. Ale, poi, mi convince addirittura ad approfittare della vasca per farmi un bagno con dei sali speciali. Non so da quanti anni uso soltanto la doccia, e sono quasi in imbarazzo, ma ovviamente finisco con l’accettare, rinunciando a ogni indugio. Ne esco rinato, è stato davvero un piacere.

Le ore scorrono alla svelta, e la cena arriva in un batter d’occhio. Non mancano confidenze preziosissime e tante risate, ma il regalo che resterà più di altri nella storia di quest’avventura è il timbro che si riescono a inventare per riempire la seconda casella della credenziale. Ale si scervella per bene e alla fine chiama Mauro perché entrambi lascino la propria impronta digitale, rossa. La cosa speciale è che le incrociano, creando un cuore perfetto. Come si fa a non volere bene a questi due!

Passo la notte sul divano letto, comodo come non mai, condividendolo senza problemi con i due gatti di casa.

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Italia, Lombardia